I Fichi d’India sono considerati uno dei simboli della nostra bellissima isola. Fa da contorno a foto e cartoline ma l’Opuntia ficus-indica, originario nome botanico, è in realtà originario del Mesoamerica.
Fu presto importato in Europa: inizialmente rimase una curiosità da orto botanico, presto però si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. E’ infatti una pianta infestante, resistentissima, e che si adatta a tutte le condizioni climatiche, a patto però che la temperatura non scenda al di sotto dei 6 gradi centigradi.
In condizioni adeguate può raggiungere anche i 5 metri di altezza e vivere fino a 50 anni; ne esistono circa 200 varietà: in poche di esse i frutti sono commestibili, tutte però in primavera si ricoprono di fiori per lo più gialli, dando allegria al paesaggio.
I frutti sono bellissimi: dal giallo al viola, passando per l’arancione intenso, tanta attenzione hanno guadagnato presso artisti, pittori e scultori per lo straordinario aspetto scenografico.
La raccolta inizia ad agosto (in alcune zone, a seconda delle varietà, anche a luglio) e prosegue fino a novembre: è comune la tecnica della scozzolatura, che consiste nel togliere il primo fiore per ritardare la maturazione.
In questo modo si ottiene un frutto più carnoso e con pochi semi. Le piante non hanno bisogno di nessun intervento chimico per potersi sviluppare, e per questo motivo è uno dei pochissimi frutti a non subire, a tutt’oggi, manipolazioni.
Da questa pianta non si butta via nulla. In campagna le pale più coppute, private dalle spine, venivano usate per “consare” l’insalata per curare angine, tonsilliti, febbri intermittenti e malariche.
Quanto ai fiori, questi hanno proprietà diuretiche strabilianti e tuttora si possono acquistare nelle erboristerie. I frutti, poi, sono un vero e proprio magazzino di sostanze nutritive: contengono una buona dose di sali minerali come potassio e magnesio, calcio e fosforo, e le vitamine A e C; pare contengano anche la rara vitamina B17, ma ciò è ancora oggetto di studio.
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